Associazione 25 aprile | Una Costituzione piena di bambini
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Una Costituzione piena di bambini

Una Costituzione piena di bambini

di Anna Sarfatti

 

17/01/2017

Vi ringrazio per avermi invitato a partecipare a questo importante Corso, a cui spero di riuscire a portare un contributo in base all’esperienza che da tanti anni vado consolidando, come insegnante, ora in pensione, e come scrittrice in dialogo con insegnanti e bambini.

La mia esperienza riguarda essenzialmente la scuola primaria, quindi chiedo agli insegnanti di scuola dell’infanzia e delle secondarie di primo e secondo grado di riflettere sulla possibilità e sulle modalità per mettere le premesse o dare un seguito a questi percorsi.

Ci tengo a dire che sono positivamente colpita dalla struttura triennale di questo Corso, che è nato con uno sguardo lungo, e con l’obiettivo di affrontare il tema attraverso tanti punti di vista.

Condivido pienamente lo spirito di questo progetto.

Da persona di scuola, seppure oggi in pensione, esprimo gratitudine per tutti coloro che sostengono e collaborano al compito della scuola. E qui voglio difendere in particolare la scuola pubblica, il nostro bene comune, diritto civile e politico la cui qualità dobbiamo garantire per tutti i cittadini.

Credo di poter dire, dopo aver visto tante esperienze di lavoro sulla Costituzione, che le esperienze più significative si realizzano dove si riesce a lavorare in rete, perché lo spirito più profondo della Costituzione sta proprio in questa prospettiva di comunità educante e auto-educante.

Uno dei problemi che individuo nel rapporto tra scuola e Costituzione è la frammentarietà dei progetti, la loro occasionalità. Accade infatti che nella stessa scuola ci sia chi progetta dei percorsi sulla Costituzione, perché gli stanno a cuore, mentre altri nemmeno la trattano. Né si dovrebbe pensare che averli realizzati un anno implichi che l’anno seguente non sia necessario proseguire il lavoro.

Servono interventi complessi, continui, coerenti, trasversali.

Complessi perché devono vedere coinvolte tutte le agenzie formative: famiglia, scuola, extrascuola. Per fare un esempio, pensiamo a quegli allenatori di calcio che cercano tra i bambini un campione da portare avanti, e nel farlo trascurano e a volte umiliano tutti quei bambini che non promettono nulla di eccelso, ma vorrebbero crescere anche attraverso lo sport: allenatori di questo tipo negano quanto dice l’articolo 3, che tutti i cittadini hanno diritto al pieno sviluppo della loro persona, indipendentemente dalle loro diversità, e rischiano di vanificare nei bambini gli esiti positivi maturati grazie all’impegno di genitori e insegnanti.

Continui, perché la crescita avviene nel tempo, e la scuola deve accompagnarla, specie su un piano così importante e delicato come quello della formazione della persona e del cittadino. Se poi riflettiamo sul fatto che la nostra formazione di cittadini evolve lungo l’intero arco della vita… come si può pensare di risolvere con il progetto di una stagione?

Una continuità che non dovrebbe intendersi in senso lineare, perché ai bambini serve la ricorsività: tornare su un concetto affrontato con una maturità diversa, spesso consente di fare un passo avanti nella sua elaborazione.

Coerenti perché l’insegnamento della Costituzione deve accompagnarsi alla nostra pratica costituzionale. Il punto è che conoscere la Costituzione implica anche praticarla, viverla. Se la maggior parte delle persone non lo fa, i bambini e i ragazzi non la “assorbono” naturalmente dai modelli.

Chi non pratica la Costituzione, pratica comportamenti di indifferenza o peggio di violazione delle regole, che diventano modelli alternativi. E se a praticarli sono persone in cui i bambini credono, genitori, insegnanti, familiari… è difficile spiegare a un bambino che il modello da seguire è un altro. In tal caso, anche quando la scuola si faccia carico dell’insegnamento della Costituzione, i bambini e i ragazzi vivranno questo come un insegnamento scolastico lontano dalla quotidianità.

Quindi, come insegnanti ma soprattutto come cittadini, dovremmo avere presente che quanto più riusciamo a praticare e diffondere la cultura della Costituzione, tanto più riusciremo nell’intento di trasmetterla ai piccoli e ai ragazzi.

Trasversali perché non ci si può limitare all’ora di Costituzione o di diritto, in un’ottica disciplinare. Tutti i percorsi promossi dalla scuola democratica debbono essere orientati a far vivere tra gli allievi i principi e i valori della Costituzione e a far crescere e a consolidare tra loro una diffusa educazione alla cittadinanza. L’accostamento alla Costituzione può essere proposto attraverso tutte le discipline.

Ricordo ad esempio un lavoro bello e insolito proposto da un allenatore di educazione motoria alla scuola primaria che riservava una piccola parte del suo tempo a un momento di diario individuale dei bambini, a cui chiedeva di annotare le emozioni vissute in relazione alle difficoltà, ai successi e agli insuccessi. I testi venivano poi condivisi con i compagni, e questo portava a una migliore integrazione del gruppo, che imparava a farsi carico dei momenti di difficoltà di ciascuno e a godere insieme dei successi conquistati.

Ecco quindi perché plaudo all’organizzazione del vostro Corso e incoraggio tutti voi a sentirvi parte attiva di un percorso collettivo, che vi permette di confrontarvi e di sostenervi a vicenda, di fare pressione perché ci sia più attenzione e ascolto nei confronti della Costituzione.

In questi anni abbiamo visto un significativo movimento di mobilitazione in difesa della Costituzione di fronte ai progetti di riforma del 2006 e del 2016, ma allo stesso tempo, nella nostra quotidianità, un crescente e preoccupante dilagare di comportamenti anticostituzionali che dimostrano l’insofferenza alle regole e il disprezzo del valore della collettività da parte di un altissimo numero di cittadini.

In realtà dovremmo invertire questa tendenza, nel senso che dovremmo lavorare più sulla prevenzione che sul soccorso nei momenti di allarme.

Il senso di questo mio intervento è quello di stimolare tutti noi a fare ogni sforzo possibile perché la Costituzione si riempia della vitalità dei bambini e si svesta di quell’aura di sacralità che spesso le attribuiamo, che porta come conseguenza quella di metterla su un piedistallo e di guardarla con distanza da noi e dai nostri comportamenti quotidiani.

Abbiamo assoluto bisogno di stabilire un rapporto “di familiarità” con la nostra Costituzione.

Proviamo quindi a vedere come favorirlo.

Parto dal linguaggio, perché una serie di riflessioni dei bambini mi hanno aiutato a capire quanta importanza abbia.

Colgo quest’occasione per ricordare il professor Tullio De Mauro, recentemente scomparso. Nella sua Introduzione alla Costituzione (UTET 2006) ha segnalato il piccolo miracolo linguistico rappresentato dalla nostra Costituzione.

Egli sottolinea che la Costituzione è un testo di una limpidezza esemplare, scritto dai Costituenti con una voluta semplicità che aveva un obiettivo chiarissimo: rendere la Costituzione comprensibile da ogni cittadino, anche dal più umile e dal meno colto, affinché ciascuno prendesse coscienza dei propri diritti e dei propri doveri.

Pur se la Costituzione è un testo comprensibile, nella mia esperienza con i bambini di scuola primaria la lettura dei Principi fondamentali ha presentato vari momenti di difficoltà di comprensione o di sorpresa per la scoperta di termini sconosciuti.

Riporto qualche aneddoto:

  • Lo stesso termine Costituzione era sconosciuto a molti: ricordo un bambino che lo aveva spiegato come “una donna che fa l’amore a pagamento”
  • Quando ho raccontato ai miei alunni di seconda del referendum repubblica-monarchia, ho scoperto che c’era chi pensava che la repubblica fosse “quella dove c’è il re”, perché la parola comincia con re
  • Ricordo l’orgoglio di un’alunna che una mattina lesse alla classe la rima che aveva inventato: “Nella Costituzione c’è tanta inviolazione”
  • Come ricordo l’entusiasmo per le parole nuove, dignità, uguaglianza…

Dico questo per testimoniare l’impatto di curiosità e di interesse a comprendere e ad adottare parole nuove, avvertite come importanti, dense di significato.

Sappiamo che uno dei compiti prioritari che abbiamo è quello di curare la competenza linguistica dei bambini, preoccuparsi di arricchire il loro bagaglio di parole sia per il numero che per la qualità. Perché quelle parole servono per dialogare con gli altri, per capirli e per farsi capire, per stabilire un dialogo paritario.

Una prima forma di familiarità passa quindi per la conoscenza, la comprensione e la disponibilità di uso di alcune parole di base della Costituzione: cittadino, suddito, Costituzione, legge, regola, diritto, dovere, stato…

Nell’avvicinare i bambini alla Costituzione, li aiutiamo anche ad apprezzare il valore del codice scritto. I bambini devono imparare ad avere confidenza con la lingua scritta che ha per tanti aspetti una diversa autorevolezza.

Devono imparare a leggere, comprendere, ascoltare, condividere, valutare, consultare… e allo stesso tempo a scrivere, esprimere, ( proteste, richieste, osservazioni, ragionamenti…)

E a questo proposito vorrei proporre un breve racconto di Roberto Piumini, tratto da L’invenzione di Kuta, ed. Carthusia 2009:

 

Il re scrittore

Viveva nel regno di Mashna, mille e mille anni fa, un giovane intelligente e onesto, che aveva imparato la scrittura da suo padre, il quale l’aveva imparata da suo padre, il nonno di Sumak, che l’aveva imparata da suo padre, il bisnonno di Sumak. Ma mentre suo padre, suo nonno e suo bisnonno, avevano continuato tutta la vita a fare solamente gli scrittori di antiche storie, Sumak, oltre a quelle, faceva altre scritture. Bisogna sapere infatti che il re di Mashna, Gubal, era un uomo che non sapeva leggere, ignorante, prepotente, stolto e ingiusto. Governava male e non era amato dal popolo. Sumak, che aveva letto molti libri e conosceva le cose del buon governo, cominciò allora a scrivere su piccoli fogli di pergamena delle proteste e delle richieste, delle osservazioni e dei ragionamenti, che presero a circolare fra le persone. Presto nacque nel popolo di Mashna la voglia di avere delle leggi più sagge e giuste, e un governo migliore. Gubal e i suoi, non sapendo leggere, non riuscivano a scoprire da dove venisse quella scontentezza, quella protesta, e alla fine il popolo si ribellò, assalì il palazzo del cattivo re, lo scacciò e al suo posto elesse Sumak, che con i suoi scritti gli aveva aperto gli occhi e insegnato le cose della libertà. Sumak cominciò così a regnare, e a realizzare le cose buone che aveva letto e scritto. A causa degli impegni del governo, si accorse però che non avrebbe più potuto continuare a fare quello che da sempre gli piaceva: la scrittura. Per qualche tempo, con molti sacrifici e pochissimo riposo, riuscì a fare tutte e due le cose, ma presto capì che non avrebbe potuto continuare a lungo in quel modo: doveva scegliere fra il governo e la scrittura. Per molti giorni rimase pensoso e incerto, e alla fine prese una decisione.

Per tre anni non scrisse più niente, e si dedicò a governare: si occupò delle leggi che riguardavano i commerci, le coltivazioni, le costruzioni, la giustizia, e così via: ma insieme a quelle ne fece di nuove. Una nuova legge prevedeva che tutti i suoi sudditi imparassero a leggere. Un’altra nuova legge prevedeva che tremila scrittori, lavorando ogni giorno, copiassero sui codici le opere che parlavano del buon governo, e che altri mille scrittori ne scrivessero le parti più importanti su grandi fogli di pergamena. Un’altra nuova legge provvide a consegnare uno di quei libri a ciascuna delle famiglie del regno, e un’altra stabilì che quei grandi fogli fossero appesi nei punti più in vista della città, in modo che chiunque potesse vederli e leggere quanto vi era scritto. Dopo tre anni, nel regno di Mashna nessuno ignorava più la differenza tra una buona legge e una legge cattiva, tra ciò che è giusto o ingiusto, e i piccoli crescevano ascoltando, oltre alle storie del mondo e degli uomini, e degli animali, anche le parole sul buon governo. A questo punto, re Sumak annunciò che avrebbe smesso di fare il re. Il popolo non voleva, ma lui diceva: “Ora sapete quello che occorre per la giustizia, e siete in grado di favorire un buon re, o di combattere un re cattivo”. Poi lasciò il palazzo, e si ritirò in una piccola casa sotto una collina, dove riprese a copiare gli antichi testi, come gli piaceva, e continuò a farlo per tutta la sua lunghissima vita.

Un terzo aspetto interessante sul piano linguistico è che riflettere sui concetti della Costituzione affina la pratica argomentativa: nel merito degli articoli si raccolgono opinioni, punti di vista; si combattono gli stereotipi; si promuove lo scambio; si accoglie la critica; si valorizza la pluralità. Tutto questo è lavoro necessario per costruire la cittadinanza.

Nel mio lavoro sulla Costituzione con i bambini ho raccolto tanti loro appunti scritti. Li chiamo appunti perché nei nostri patti c’era che quelle riflessioni non erano testi che avrei valutato sul piano della correttezza ortografica o testuale, ma che servivano a loro per affinare le loro capacità e a me per approfondire i loro pensieri.

A proposito di produzione dei bambini, molto interessante è stato per me partecipare a distanza ad un laboratorio durato due anni in una scuola primaria di Bolzano, dove l’insegnante Licia Di Blasi ha proposto ai suoi alunni di scrivere da soli il loro regolamento. Ebbene, è accaduto che questi bambini, solo nel momento in cui si sono applicati a questo compito, hanno scoperto quanto difficile sia concordare delle regole che accontentino tutti e, dopo un primo periodo di forti discussioni, hanno sentito il bisogno di scrivere il regolamento dell’assemblea, della loro Costituente: cioè hanno sentito il bisogno di scrivere le regole per scrivere il regolamento. Questa esperienza è ampiamente descritta e commentata in Sono Stato io! Una Costituzione pensata dai bambini, v. bibliografia.

Ho parlato a lungo dell’importanza della lingua. Nelle nostre classi tanti bambini ne hanno una competenza ancora precaria. A questo proposito, so che avrete un incontro dedicato all’educazione in contesti multiculturali, e quindi non mi addentro nel tema. Segnalo soltanto che nella mia esperienza è stato interessante far girare tra i bambini una versione della Costituzione tradotta nelle principali lingue, che alcuni hanno portato a casa e commentato con i genitori.

Questo, tra l’altro, ha aperto altre finestre importanti: ad esempio il fatto che bambini di terza e quarta primaria si siano chiesti se nel mondo ci siano altre Costituzioni; o anche che abbiano chiesto ai compagni se la loro Costituzione avesse un articolo tipo il nostro articolo 3.

Nel nostro laboratorio costituzionale, oltre alla lingua orale e scritta possiamo utilizzare qualunque linguaggio per ricercare, approfondire, esprimere, produrre: penso al grafico pittorico, al linguaggio teatrale e cinematografico, al canto, alla danza, alla musica, ai linguaggi dell’informatica.

Anzi, il passaggio da un linguaggio a un altro stimola la flessibilità, la creatività, la capacità di interpretare e trasporre, di simbolizzare…

Ora, per entrare più concretamente sul piano didattico, presenterò aiutandomi con una serie di slides alcune esperienze didattiche, realizzate da me o da colleghi, che nel loro insieme restituiscono un quadro di ciò che si può fare.

  • CHI SONO?   CHI SIAMO?
  • PROPONGO ATTIVITA’ PER CONOSCERE MEGLIO SE STESSI E GLI ALTRI. CURO LA DOCUMENTAZIONE.
  • DAL CONFRONTO TRA NOI CI RENDIAMO CONTO CHE I BISOGNI FONDAMENTALI SONO MOLTO SIMILI.
  • DAI BISOGNI AI DIRITTI , DAI DIRITTI AI DOVERI. PICCOLE E GRANDI REGOLE.
  • CERCO ANCHE LE REGOLE CHE SI NASCONDONO PERCHE’ SEMBRANO OVVIE
  • DALLE REGOLE CHE CI SONO FAMILIARI ALLE REGOLE DELLO STATO: SCOPRIAMO LA COSTITUZIONE 
  • PRENDERSI CURA E’ QUALCOSA DI PIU’ CHE FARE IL PROPRIO DOVERE
  • SCOPRIAMO LE NOSTRE RADICI

Concludo dicendo che abbiamo bisogno di menti aperte, flessibili, critiche e di persone solidali, partecipi, autonome, libere.

E’ evidente che obiettivi così alti non possono raggiungersi con un insegnamento dogmatico e trasmissivo della Costituzione.

La sfida è proprio questa: vivere i valori e i principi del suo impianto, ragionare sulle sue proposte e specialmente chiedersi quali scelte, quali percorsi permettano al maggior numero di persone, e specialmente le più fragili, di esercitare i propri diritti. 

 Bibliografia 

Gherardo Colombo, Anna Sarfatti, Sei Stato tu? La Costituzione attraverso le domande dei bambini, Salani 2009

Gherardo Colombo, Anna Sarfatti, Educare alla legalità, Salani 2011 [per gli adulti]

Gherardo Colombo, Licia Di Blasi, Anna Sarfatti, Sono Stato io! Una Costituzione pensata dai bambini, Salani 2016 [per gli adulti]

Anna Sarfatti, La Costituzione raccontata ai bambini, Mondadori 2017

Anna Sarfatti, Chiama il diritto risponde il dovere, Mondadori 2009

Anna Sarfatti, Diversi in versi, Giunti 2015

Anna Sarfatti, Tutti a scuola, Giunti 2015

Anna Sarfatti, Come stai fiume?, Giunti 2015

Anna Sarfatti, Guai a chi mi chiama passerotto!, Giunti 2015

Anna Sarfatti, Sempre le regole!, Giunti 2016

Anna Sarfatti, Se vuoi la pace…, Giunti 2016

Anna Sarfatti, Fulmine un cane coraggioso, Mondadori 2011 (sulla Resistenza)

Anna Sarfatti, L’albero della memoria, Mondadori 2013 (sulla Shoah)