Associazione 25 aprile | DIARIO DI GAZA 2024 – INTRODUZIONE
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DIARIO DI GAZA 2024 – INTRODUZIONE

DIARIO DI GAZA 2024 – INTRODUZIONE

In questo mese di Gennaio 2024 continua e, se possibile, si aggrava nella Striscia di Gaza la tragedia immane che sta portando all’annullamento di un popolo. Continua, da cento giorni, la guerra scatenata da Israele contro Gaza all’indomani dell’attacco di Hamas del 7 ottobre contro Israele, un crimine che ha provocato l’uccisione di 1200 israeliani e il rapimento di 250 ostaggi, Israele ha scatenato una guerra che sta sterminando il  popolo palestinese della Striscia di Gaza, ne rade al suolo case, ospedali, scuole,  luoghi di culto, infrastrutture, lo sta cacciando dalla propria terra, lo sta affamando e assetando, lo sta privando della possibilità di curarsi.

Talmente gravi sono i fatti che Il Sudafrica ha denunciato Israele alla Corte internazionale di Giustizia dell’Aia per violazione della Convenzione del 1948 per la prevenzione e la repressione del genocidio. La Corte internazionale di Giustizia dell’Aja  ha accolto le richieste avanzate  dal Sudafrica  prescrivendo quindi una serie di azioni cui Israele è vincolata in presenza della possibilità di un genocidio a Gaza. Un vincolo che potrebbe indirettamente e parzialmente coinvolgere anche Paesi come Stati Uniti, e Germania quali principali fornitori di armi ad Israele.

Si tratta di una decisione di una gravità senza precedenti.  Infatti Il termine di genocidio, coniato per definire la tragedia dell’Olocausto, mai fino ad oggi era stato associato ad Israele, né ad alcun Paese alleato degli Stati Uniti o del blocco occidentale.

In cento giorni di guerra uccisi 26.751 palestinesi  di cui il 70% bambini e donne, 320 operatori sanitari, 155 operatori ONU, 120 giornalisti

Al 31 ottobre, dopo quattro mesi di guerra, i palestinesi uccisi sono 26.751, di cui il 70% donne e bambini, 65.000 i feriti, 7000 i dispersi. Ovvero, in cento giorni, il 4,5% dei palestinesi di Gaza è stato ucciso, o ferito. Gli stati Uniti, il maggiore alleato di Israele, considerano questi numeri altamente attendibili; Barbara  Leaf, sottosegretario di Stato per gli affari del Vicino Oriente degli Stati Uniti, li giudica persino sottostimati.

Uno studio di OXFAM (confederazione di organizzazioni non profit che opera in 90 Paesi contro la povertà)  scrive che “… l’esercito israeliano uccide in media 250 palestinesi al giorno e molte altre persone sono a rischio per colpa della fame, delle malattie e del freddo…. Ha calcolato che al centesimo giorno di guerra il numero degli uccisi al giorno è superiore a qualsiasi conflitto armato recente, tra cui quello in Siria (96,5 morti al giorno), in Sudan (51,6), in Iraq (50,8), in Ucraina (43,9), in Afghanistan (23,8), in Yemen (15,8).

Ted Chaiban, vicedirettore esecutivo di UNICEF, di ritorno da Gaza, ha dichiarato che questa è una guerra contro i bambini.

Scrive  Save the Children: “ A Gaza vivono oltre un milione di bambini, il 40% della popolazione.  A Gaza, dal sette ottobre sono stati uccisi 10.000 bambini dai bombardamenti e dalle azioni di terra dell’esercito israeliano. Per ogni giorno trascorso senza un cessate il fuoco definitivo, sono stati uccisi in media 100 bambini. Circa 1000 bambini a Gaza hanno perso una o entrambe le gambe, molti le hanno avute amputate senza anestesia e avranno bisogno di cure mediche per tutta la vita;  altri rischiano di essere uccisi dalla fame e dalle malattie, mentre la carestia è sempre più vicina. Il danno mentale inflitto e la totale devastazione delle infrastrutture, scuole e ospedali, hanno decimato il futuro dei minori sopravvissuti. Anche in Israele il 7 ottobre, giorno dell’attacco di Hamas, rapimenti di bambini e 33 bambini uccisi”. Secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) a Gaza, sono stati uccisi 120 giornalisti, secondo le ONG interessate e le Agenzie ONU sono stati uccisi 155 operatori ONU e 320 operatori sanitari.

Distruzioni. Dopo 100 giorni la Striscia di Gaza è “rasa al suolo”

Dopo cento giorni di guerra, secondo l’ONU, nella Striscia di Gaza oltre il 70% delle infrastrutture civili è distrutto o danneggiato. Centinaia di migliaia di palestinesi non hanno più una casa dove abitare. Secondo Save the Children  sono state danneggiate o distrutte 370 scuole, edifici di culto, sono stati attaccati 94 ospedali e strutture sanitarie.

Costretti a tragiche “migrazioni” forzate 

Secondo UNICEF l’85% della popolazione di Gaza è stata sfollata, moltissimi più volte. Nel mese di Gennaio oltre un milione di palestinesi sono stati costretti a tragiche “migrazioni” forzate. Costretti a spostarsi dal nord al sud della Striscia di Gaza verso la città di Rafah attraverso percorsi e in luoghi “dichiarati sicuri” dall’esercito israeliano e in quegli stessi luoghi e lungo quegli stessi percorsi bombardati e uccisi dallo stesso esercito che li aveva dichiarati “sicuri”. Oggi almeno un milione di palestinesi è costretto, assediato,  in condizioni disumane a Rafah, un lembo di terra nell’estremo sud della Striscia di Gaza, chiuso fra l’Egitto, Israele e il mare. A Rafah (65 kmq, un po’ più piccola della città di Cremona) fino a ieri abitavano 250.000 persone, oggi sono il quadruplo, vivono in condizioni disperate, la maggior parte senza un tetto, accampati in tende di fortuna nelle strade spesso allagate, sui tetti delle case, ovunque, senza servizi igienici. Così descrive  la situazione Sami al-Airami, giornalista palestinese sfollato a Rafah: “….progetto di Netanyahu è stato fin dall’inizio di questa guerra quello di spingere i cittadini di Gaza fuori dalla loro terra e, per riuscirci, ha intensificato sempre più gli attacchi alle nostre case, fino a costringerci ad arrivare qui”, spiega una delle persone incontrate nelle tendopoli improvvisate in strada  dove fame, sete e malattie virali non sono più contenibili. Ma nonostante le condizioni disumane, nessuno qui vuole portare a compimento quello che percepisce  come il progetto finale di Netanyahu, ovvero rendere gli sfollati così disperati da abbandonare la loro terra….” (‘La Repubblica’, 5 Gennaio ’24). E Aya Ashour, sempre da Rafah: “….in mezzo a questa quantità di sfollati che si ammassano per le strade mi sento  come una formica… trovi rifugio dentro le moschee, sui tetti delle case, nei saloni per ricevimenti, sulle montagne, in collina e in riva al mare… guardando a quante persone ci sono e a quanti pochi aiuti riceviamo, continuo a pensare che moriremo di fame e di sete nel giro di pochi giorni, oltre che di malattie…. Qui vedo bambini senza scarpe né vestiti…cerco di stare vicina a mia madre, piange continuamente. Cerco di ricordare cosa abbiamo fatto di male al mondo come civili per vivere tutto questo. Non ci riesco…. (“Il Fatto quotidiano” 14 Gennaio ’24).

Fame, sete, malattie, senza cure e senza un tetto.

Israele pone enormi ostacoli e impedisce l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza

Scrive OCHA (Ufficio delle Nazioni Unite per gli aiuti umanitari): “Meno di una missione di aiuto su quattro riceve il via libera”; e WFP (World Food Programme) UNICEF, OMS, le  tre agenzie delle nazioni unite scrivono, fra l’altro in un documento-appello del 15 Gennaio:

“…e’ urgente una svolta nel flusso degli aiuti umanitari, con l’aumento del rischio di carestia e del numero di persone esposto ad epidemie e malattie letali a Gaza…. L’azione umanitaria è seriamente limitata dalla chiusura di tutti i valichi di frontiera del sud eccetto due e dal processo di controllo (da parte dell’esercito israeliano, ndr) a più livelli per i camion che entrano a Gaza. Una volta entrati… sono ostacolati da bombardamenti….. L’ultimo rapporto IPC ha confermato che l’intera popolazione di Gaza (2.200.000 persone) si trova in una situazione a livello di crisi o peggiore di insicurezza alimentare acuta…. molti adulti soffrono la fame per far mangiare i bambini… il conflitto ha danneggiato o distrutto infrastrutture e servizi essenziali per l’acqua….. alcuni materiali di cui abbiamo disperatamente bisogno per riparare e aumentare l’approvvigionamento idrico, non possono entrare a Gaza…i bambini al sud di Gaza hanno accesso solo a 1,5-2 litri di acqua al giorno, ben al di sotto delle quantità raccomandate per la sopravvivenza… i responsabili delle tre agenzie sottolineano l’urgente necessità di rimuovere le barriere… alla consegna degli aiuti a Gaza e ribadiscono la richiesta di un cessate il fuoco umanitario per consentire l’avvio di un’operazione umanitaria massiccia e di vitale importanza”.

Israele: “Escludere UNRUA da Gaza”. Nel contesto di una simile tragedia umanitaria Israele ha chiesto di escludere l’UNRUA da Gaza accusando 12 suoi operatori (su un totale di 13.000 operanti a Gaza!) di aver partecipato all’attacco di Hamas del 7 ottobre. l’UNRUA è l’Agenzia dell’ONU istituita nel 1949 per sostenere i profughi palestinesi cacciati dalla loro terra, è da sempre finanziata con contributi volontari dai Paesi membri dell’ONU, a Gaza ha tredicimila operatori e “costituisce la spina dorsale” degli aiuti.

Nei minuti immediatamente successivi alla  accusa di Israele,  con incredibile tempismo,  gli Stati Uniti e altri sedici stati membri dell’ONU ( compresa l’Italia)hanno sospeso l’erogazione dei fondi.

In proposito scrive da Gaza il giornalista palestinese Sami al-Airami su “… Non aiutano le notizie dello stop di numerosi Paesi -anche l’Italia- ai fondi dell’UNRUA. Se 12 persone si sono macchiate di crimini vanno prese e processate. Ma qui i lavoratori dell’UNRUA sono 13.000. Perché una punizione collettiva di tale portata? Forse non ci si rende abbastanza conto del ruolo che l’ONU ha qui dentro… almeno un milione e mezzo di persone non hanno più un soldo. E contano sull’aiuto dell’UNRUA per avere quel poco cibo che gli permette di sopravvivere… ed è ancora, l’UNRUA che con questo freddo fornisce tende e coperte ai più disperati. Gli aiuti umanitari vengono in buona parte gestiti dall’agenzia… Non solo, qui l’agenzia rappresenta l’unica vera speranza per il futuro. Dopo ogni guerra è con gli aiuti dell’ONU qui si sono ricostruite case e ospedali, si è dato lavoro alle persone… L’UNRUA rappresenta la speranza del futuro. Congelarne i fondi,…significa congelare le vite e contribuire a provocare la morte di migliaia di cittadini… Non toglieteci quell’aiuto e quella protezione”. (“La Repubblica”, 29 gennaio ’24)

E Guterres (Segretario Generale ONU): Rivolge un drammatico appello ai  Paesi che hanno sospeso le erogazioni chiedendo di ripristinarle, perchè in gioco è la vita di migliaia di palestinesi “UNRWA” dice Guterres “è la spina dorsale di tutta la risposta umanitaria a Gaza…” .

E MSF (Medici Senza Frontiere): è profondamente allarmata dalla decisione di alcuni paesi di sospendere i finanziamenti all’UNRWA, i cui aiuti sono un’ancora di salvezza per milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania e nella regione”.

Cessate il fuoco subito per porre fine alla guerra

160 stati che rappresentano i 4/5 della popolazione mondiale chiedono ripetutamente l’immediato cessate il fuoco per  porre fine a questa orribile tragedia.

° La dichiarazione più recente è quella dei 120  membri dei Paesi non allineati – in rappresentanza del 55% della popolazione mondiale – che riuniti a Kampala hanno chiesto la fine del conflitto a Gaza con l’immediato cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi ed hanno espresso pieno sostegno all’Iniziativa del Sudafrica presso la Corte internazionale di Giustizia dell’Aia.

° Nell’ottobre 2023 scorso una risoluzione dell’Assemblea generale dell’ONU aveva chiesto  il cessate il fuoco: 120 gli stati favorevoli, 45 gli astenuti, 14 i contrari (fra cui Israele e Stati Uniti).

° Il 6 Dicembre 2023 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU aveva messo in votazione una Delibera per la sospensione delle ostilità. La Delibera, se approvata, sarebbe stata vincolante anche per Israele. Viene votata da 13 su quindici Stati membri del Consiglio di sicurezza, si astiene la Gran Bretagna; gli Stati Uniti ne hanno impedito l’approvazione esercitando il loro diritto di veto.

° il 13 dicembre 2023 l’Assemblea generale dell’ONU approva un’altra risoluzione che chiede il “Cessate il fuoco immediato  a Gaza” ed esprime “grave preoccupazione per la catastrofica situazione umanitaria” Questa volta votano a favore 153 Stati 10 sono i contrari (fra cui USA e Israele), 23 gli astenuti (fra cui l’Italia).

Israele è sempre stata sorda a questo appello ripetuto e drammatico; sempre quasi sprezzante, sempre più determinata a proseguire in questa guerra di sterminio.

Al 54° Forum mondiale dell’economia di Davos nel suo intervento il Presidente dell’ONU Guterres ha rivelato che dal 7 Ottobre non riesce a parlare con Netanyahu, nonostante l’abbia cercato più volte.

Netanyahu dichiara il 13 gennaio “Non ci fermerà né l’ Aia, né l’asse del male, il Paese continuerà a combattere fino alla vittoria, non lontana e totale”.

31 Gennaio 2024 (a cura di PB)